Non saprei dire con esattezza quando tutto questo è iniziato. L'immagine che ho scelto in apertura di questo primo post è un malriuscito tentativo di fotografare un'eclissi totale di luna che ho fatto nel 2007 con la mia prima reflex digitale, una Canon 20D equipaggiata con uno zoom 70-300mm economico parte del kit di base. Raramente puntavo l'obiettivo al cielo e in quell'occasione lo feci solo per via di quell'evento particolare, non perché avessi un qualche interesse specifico per l'astrofotografia, argomento di cui non sapevo un tubo.
Che a pensarci è strano. Ho praticamente fatto una tesi di laurea sull'astrofotografia, ma era poco più in là della scoperta che la Terra fosse rotonda. È passato così tanto tempo che se all'epoca fossi stato arrestato per omicidio oggi sarei già libero, riabilitato, avrei scritto tre libri e mi guadagnerei onestamente da vivere come opinionista.
Invece ho aperto uno shop on line di astrofotografie. Poi dicono che il crimine non paga. D'altra parte nel tempo libero mi occupo anche di informatica. Perlopiù. Diciamo che ho tantissimo tempo libero, che da qualche mese in qua è pur vero.
Ho per le mani macchine fotografiche da quando ero un ragazzino analogico e nei miei quarant'anni da viaggiatore in giro per il mondo ho collezionato decine di migliaia di diapositive, prima, e centinaia di migliaia di immagini digitali dal 2004 in poi, ma si è sempre trattato perlopiù di fotografie di luoghi, persone, roba terrestre e in buona parte, anche, montagne, l'altra mia grande passione. Niente comunque a che vedere con cose che stanno in cielo, che sappiamo, Orazio, essere più di quante la tua filosofia eccetera.
Be', per la verità ho fotografato le aurore boreali, ma al tempo mi erano venute uno schifo.
Molti anni fa, prima del surriscaldamento globale e dell'euro, mi guadagnavo qualche lira - nemmeno poche per la verità - pubblicando fotografie per riviste di viaggio e libri scolastici. Mi è quindi già capitato nella vita di vendere foto, che fossero delle mie spedizioni in giro per il mondo, o delle mie salite su qualche montagna.
C'è persino stato un tempo in cui credevo fermamente che da grande sarei diventato un fotografo professionista, ma del resto c'è anche stato un tempo in cui ho creduto che avrei fatto la rockstar, l'alpinista e la guida alpina, il reporter, il conducente di TIR (giuro), il velista, lo scrittore, l'insegnante (be', un po' in cattedra sono stato, tutto sommato). Poi la vita mi ha portato altrove, come di solito accade. Io comunque non ci volevo andare in quell'altrove, ma tant'è.
Di sicuro non mi sono mai occupato o interessato di astrofotografia, mai presa in considerazione, a parte quella roba della tesi di laurea, che però mi serviva per andare in Antartide (nemmeno lì sono andato, poi). Almeno fino a un paio di anni fa.
Almeno fino a un paio d'anni fa nel senso dell'astrofotografia, non dell'Antartide.
Non so dire esattamente come e quando è iniziata l'intera faccenda. Quel che è certo è che a un certo punto il Covid-19 è arrivato nella vostra e nella mia vita e ho smesso di viaggiare. Così, da un giorno all'altro.
Sono sceso dal mio ultimo volo alla fine di gennaio 2020 e da allora non solo sono saldamente rimasto ancorato a terra mio malgrado e non ho più preso un aereo, ma di fatto non son più nemmeno salito su qualunque mezzo pubblico, neanche un autobus, e praticamente, salvo rarissime eccezioni, non mi sono più allontanato da casa.
Quel che posso dire è sicuramente che una sera a metà del 2020, come tante altre volte, c'era una bellissima luna piena in cielo e ho iniziato a fotografarla dalla mia terrazza, tanto per passare il tempo e rispolverare un po' la mia povera Canon. Ho così scoperto che per quanto mi impegnassi e fotografare la luna mi sembrasse un po' come tirare ai birilli di plastica in salotto, le foto facevano invece schifo e il mio obiettivo economico da 300mm non riusciva ad avvicinarsi alla Luna un briciolo in più di quanto in effetti pensassi, anzi. In effetti la Luna se ne stava sempre laggiù, anzi, lassù, piuttosto lontana e insignificante nella mia inquadratura, rimanendo un piccolo cerchietto bianco sovraesposto (sovraesposto? ma come? eggià...) in mezzo a un grande rettangolo tutto nero.
Per curiosità mista a un po' di frustrazione ho così iniziato a chiedermi se quei grandi, pesanti e costosissimi zoom che avevo sempre visto in mano ai fotografi professionisti e nelle riviste di settore costassero davvero un rene e fossero del tutto inaccessibili, o se magari, grazie alla meravigliosa potenza del dio internet, della sua compagna eBay e dei misteriosi venditori cinesi che ci inondando di container con le paperelle di plastica, si potesse far saltare fuori una qualche occasione interessante.
Così ho iniziato a studiare, per capire innanzitutto cosa volevo, cosa mi sarebbe servito (i due insiemi non coincidono mai), come avrei dovuto utilizzarlo e in generale come diavolo si fotografa una luna in modo decente. A distanza di quasi un paio d'anni posso dire, con poco timore di essere smentito, che di foto della Luna belle come le mie - inteso, fatte con la sola macchina fotografica, con scatti singoli, senza uso di telescopi, algoritmi di registrazione, stacking, riduzione segnale rumore e una montagna di altre cose delle quali magari vi racconterò un'altra volta - be', foto belle della Luna fatte così non ne vedo in giro molte. Anzi. Perlomeno, Instagram e Reddit me li sono ormai lasciati alle spalle.
In un'intera vita di cose fatte a̶ ̶c̶a̶z̶z̶o̶ ̶d̶i̶ ̶c̶a̶n̶e̶, sempre in modo approssimativo e poi abbandonate per strada, per una volta sento di potermi battere una mano sulla spalla.
E insomma, a inizio 2020, prima dell'era Covid e che tutto iniziasse, ero lì lì per vendere tutta la mia attrezzatura fotografica, ché ormai da qualche anno nei miei viaggi facevo affidamento solo sulla fotocamera del cellulare e non avevo più voglia di trascinarmi dietro nel bagaglio chili di attrezzatura pesante e costosa, ché tanto alla fine mi capitava di usarla davvero solo in occasione di qualche safari o per, guarda un po', fotografare l'aurora boreale e in condizioni di luce particolarmente estreme.
Ché alla fine la foto la fa chi guarda e come guarda, non la macchina fotografica.
Pochi mesi dopo, nell'autunno del 2020, girovagavo invece con un obiettivo Sigma 150-600mm da due chili, comprato nuovo solo poche settimane dopo aver acquistato sul mercato dell'usato un altro zoom 50-500mm. Più tutta una serie di altri piccoli, inutili e costosi accessori: un intervallometro, un paio di treppiedi nuovi - non uno, due; poi vi spiegherò - alcuni filtri molto costosi e altre cose del genere, insomma.
So anche che un paio di mesi prima, nell'estate del 2020, ero completamente travolto da quella storia della cometa Neowise che tutti volevano fotografare, e dunque anche io.
Non sapevo nulla di fotografia delle stelle, tanto meno di fotografia delle comete, tanto meno come diavolo si trova una cometa nel cielo, per non parlare di stacking, registrazione e cose del genere (oh be', accidenti, questo avrei ben dovuto saperlo: c'era sempre quella faccenda della tesi di laurea, eccetera). Insomma, c'erano milioni di cose da studiare e c'era anche il cielo della maledetta area urbana milanese, che è uno dei luoghi più inquinati al mondo (anche) dalla luce e il cielo è giallo fosforescente pure in piena notte.
Ricordo anche che a un certo punto di questa storia, più o meno un anno fa, quando ero ormai già completamente assorbito da un vero e proprio photo-bombing alla Luna, e passavo le giornate a controllare le previsioni del tempo e le notti sveglio a fotografare quante più fasi lunari possibili, mi imbattei per caso in un tutorial su YouTube che spiegava come scattare foto della galassia di Andromeda e della nebulosa di Orione con una normale reflex digitale e pochi altri mezzi economici.
Quel video è stato per me un po' come quando John Belushi vede la luce e vuole rimettere insieme la band. Spero di non dover spiegare la citazione.
Insomma, improvvisamente ho capito cosa volevo fare da grande: l'astrofotografo. In quel momento avevo 56 anni.
Mi chiamo Carlo e nel frattempo ne ho 57. Ho due figli, uno dei quali, quello nerd, è ormai abbastanza adulto e capace (più di me) per aiutarmi a mettere le mani nel codice di questo sito web, mentre la più giovane, l'artista, ha inventato e disegnato il logo di AstroHabu in cima a questa pagina (e alle fatture che, spero, mi capiterà di staccare).
Vivo nel nord Italia, in una delle zone del pianeta più devastate dall'inquinamento luminoso, e questo già dice molto sulle mie scelte imprenditoriali. D'altra parte AstroHabu.com esiste principalmente perché da alcuni mesi sono disoccupato, quindi ho parecchio tempo libero (di giorno, perché di notte fotografo e ormai sono troppo anziano per dormire più di tre ore di seguito, che poi in fondo è come quando ero giovane e dormivo solo tre ore perché, niente, lasciamo perdere).
Così ho pensato di investire questo tempo libero, per una volta, in qualcosa che davvero fosse solo mio e, in qualche modo, creativo. Qualcosa che amassi davvero fare, che mi desse soddsfazione, il cui studio mi appassionasse, e che mi coinvolgesse come arrivare in cima a una montagna, o metter piede in un paese nuovo e sconosciuto, ma che allo stesso tempo mi restituisse qualcosa di tangibile, un "prodotto", qualcosa da guardare, alla fine, e poter dire "questo l'ho fatto io".
Ho iniziato un anno fa a metter qualche foto su Reddit, nei gruppi di astrofotografia ai quali mi ero iscritto per imparare, e poi su Instagram, dove seguo tantissimi astrofotografi eccezionali. Ho avuto i primi riscontri e a un certo punto qualcuno mi ha chiesto se vendevo le mie foto. Ed è poi successo con altre foto, e allora mi sono chiesto, perché no?
Se compri qualcosa qui, sappi che incidentalmente mi stai aiutando a cercare una nuova via alternativa. Non "la via", ma una fra altre esistenze possibili che magari questo tempo di riflessione mi porterà ad esplorare prima che sia troppo tardi e il tempo sia stato davvero, irrimediabilmente, buttato via.
Questo, a parte naturalmente il mio piacere nel sapere che a qualcuno piacciono questi miei lavori nati per caso mentre la mia vita andava in tutt'altra direzione.
In questo blog scriverò anche di tecnica dell'astrofotografia, della mia esperienza, di quel che ho imparato fino ad oggi e di quello che ancora sto imparando, per condividerlo con tutti coloro che sono interessati a sapere come nascono certe fotografie. C'è un mondo infinito di tutorial là fuori, ma la verità è che non c'è mai il tutorial come lo vorresti, perché alla fine i problemi che affronti arrivano sempre in ordine sparso e nessuno li ha affrontati come te. Così, non sarò io a dare la risposta in più, ma tutto sommato qualche trucco l'ho imparato anche io e condividere idee è sempre una buona idea di per sé.
C'è un universo (!) intero di cose da imparare quando si parla di astrofotografia, cose che vanno dalla fisica, all'astronomia, alla tecnica fotografica, agli strumenti da utilizzare, persino alla geologia e alla chimica, e la conoscenza di ciascuna di queste discipline dà il suo contributo per imparare a migliorare e tirar fuori qualcosa di meglio alla foto successiva.
Racconterò anche le mie (dis)avventure con l'astrofotografia e la storia dietro alcune delle immagini che pubblicherò qui.
Benvenuto dunque a bordo, se hai avuto il coraggio di arrivare fin qui. Spero che ti piacciano i miei lavori, spero che comprerai anche qualcosa che ti piace e che parlerai di questo sito ai tuoi amici.
Io nel frattempo vado a controllare l'astroinseguitore in terrazza, che stanotte sta seguendo la nebulosa Testa di Cavallo in Orione, un grande classico per chiunque si occupi di astrofotografia.